La signora Elisabetta Franchi, nota imprenditrice di moda, su cui non poco tempo fa ho visto un documentario che raccontava come fosse riuscita a costruire la sua realtà aziendale, ci racconta che per incarichi di rilievo (ergo ruoli dirigenziali, non certo impiegatizi) lei privilegia candidati uomini, perché “una donna non puoi permetterti di non vederla per almeno due anni”, facendo cosi riferimento senza utilizzare parole più chiare, più dirette quali “gravidanza”, “maternità”, al fatto che, ahimè, Gesù Cristo nostro Signore, il giorno della creazione del mondo ci ha dato la maglia della Matrioska, e all’uomo quella del bomber.
Scopri di piùCredo di essere stata colpita da quell’antipatica costipazione dialettica, più comunemente riconosciuta come blocco dello scrittore.
“Che cosa strana”, mi sono detta guardando la parete su cui attacco i post-it delle mie ispirazioni e dei progetti che intendo sviluppare su carta. O dovrei dire su un blank. Non mi pare di essere proprio a corto di idee. E pensare che ho sempre creduto che per poter scrivere fosse necessario soltanto avere quelle. Le idee. Invece no, oggi vi direi che non bastano.
Scopri di piùPensavo di festeggiare con qualcosa di speciale l’anno che compie oggi la mia Comfort Zone. Ma come diceva Robin in HIMYM quando Ted le chiede cosa serve oltre la chimica per stare insieme, “Il tempismo.” risponde lei “Ma il tempismo è una brutta bestia”.
Così, considerati gli sfortunati tempismi che mi vedono oggi poco incline a pensare cose speciali e sorprendenti, senza grandi cerimonie, ho pensato che riuscire a scrivere qualcosa fosse già un enorme traguardo.
Quando a dodici anni in estate ho iniziato a scrivere, nell’assolata e caldissima casa in campagna, mentre papà curava l’orto e mamma friggeva fiori di zucca alle 9.30 del mattino, comporre lunghi elenchi di parole mi aiutava ad ordinare le idee. A scandire i passaggi tra un concetto e l’altro, a legarli tra loro definendo la silhouette delle idee che volevo raccontare, come fossero i puntini sparsi e numerati della settimana enigmistica, la cui sola unione avrebbe potuto svelarne il senso globale.
Scopri di piùTrovo molto affascinante l’evoluzione che ha avuto la comunicazione, direi negli ultimi cento anni. Me lo diceva spesso mio nonno: “Quann n’erama scriv, pnzemm a San Juann e l’scemm a Sanda L’cì”. Che per i non addetti ai lavori significa: quando volevamo scriverci, pensavamo a che parole scegliere a San Giovanni (festeggiato il 24 giugno) e riuscivamo a leggerle a Santa Lucia (il 13 dicembre). […]
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