Siviglia

Siviglia

gennaio 2020

Ho iniziato a viaggiare a gennaio per dare un senso ad un mese che, come suggerisce anche il buon Vasco, un senso non ce l’ha. Senza immaginare però che questa volta sarebbe servito a dare un senso ad un anno intero. Non me ne voglia tutta la gente che a gennaio c’è nata, sposata e moltiplicata. Io a gennaio solitamente trasloco, e difficilmente lo ricordo con piacere.

Un pò con la voglia di usare lo spazio per giocare con il tempo, cercavamo una meta che ci portasse al caldo. Che ci regalasse un “fine primo tempo” dal freddo di Milano, che ci riscaldasse le mani prima di affrontare i giorni della merla.

Nella mia memoria Siviglia sarà per sempre un assaggio di primavera nel cuore dell’inverno, l’odore di fiori d’arancio, “La vida es un Carnaval” a voce piena e chitarra classica, sfumata nell’eco leggerissimo di “Can’t help falling in love” sulle corde di violino in Plaza de Espana.
Sarà tutta la luce che filtra nelle stanze dell’Alhambra sui muri intarsiati nella pietra, gli occhi infuocati dei danzatori di flamenco, e ogni colpo furioso di tacco sul cemento. Una promessa calda di tornare in Andalusia.

 
La Giralda da qui.

La Giralda da qui.

La vista da La Giralda sul Barrio De Santa Cruz, sorprende una città bianca, composta ed ordinaria, ancora riconoscibile ai miei sensi unicamente per odori e suoni, più che per monumenti e palazzi. Tra le città da vedere, Siviglia non compare. E’ pe…

La vista da La Giralda sul Barrio De Santa Cruz, sorprende una città bianca, composta ed ordinaria, ancora riconoscibile ai miei sensi unicamente per odori e suoni, più che per monumenti e palazzi. Tra le città da vedere, Siviglia non compare. E’ però nei primi della lista tra posti da “sentire”.

Appollaiate sopra i tetti come i gatti, ad aspettare il tramonto.

Appollaiate sopra i tetti come i gatti, ad aspettare il tramonto.

Danzatrice di flamenco
E La Giralda da quà.

E La Giralda da quà.

Siviglia on the road
Il mercato delle torte
Al Museo de Bellas Artes de Sevilla c’era un fitto tetto di rami e foglie. Oltre ad un caldo da non crederci per un 11 gennaio. C’era anche una coppia di mezza età che attraversava la piazzetta mano nella mano con un cane al guinzaglio. Sorridevano …

Al Museo de Bellas Artes de Sevilla c’era un fitto tetto di rami e foglie. Oltre ad un caldo da non crederci per un 11 gennaio. C’era anche una coppia di mezza età che attraversava la piazzetta mano nella mano con un cane al guinzaglio. Sorridevano parlandosi. Poi lui si è fermato, ha fermato lei, e lei il cane. L’ha guardata come fosse tutta la luce di quella piazza e l’ha baciata sotto gli occhi ubbidienti del cane, raggomitolato ad aspettare che finissero.

Siviglia panoramica
Plaza De Espana
Plaza D’Espana come un cofanetto datato con tutte le lettere d’amore mai passate di moda, e il profumo e i suoni che in quelle parole incastrate non passeranno mai, è un tempio di bellezza che vale il viaggio intero. E dal quale si fa fatica ad anda…

Plaza D’Espana come un cofanetto datato con tutte le lettere d’amore mai passate di moda, e il profumo e i suoni che in quelle parole incastrate non passeranno mai, è un tempio di bellezza che vale il viaggio intero. E dal quale si fa fatica ad andare via. Il giorno prima di prendere il volo, con un pò di tempo ancora per visitare la città, siamo tornate solo qui.

Plaza D’Espana. La siesta.

Plaza D’Espana. La siesta.

El Arenal.

El Arenal.

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada - 12 gennaio 2020 “Se vai in Andalucia, non puoi non vedere l’Alhambra. Non puoi!”. Mi dicevano. E sebbene non ami i percorsi convenzionali, un buon consiglio per certi versi resta sempre un buon consiglio. Come ben diceva mio n…

La Alhambra, Granada - 12 gennaio 2020
“Se vai in Andalucia, non puoi non vedere l’Alhambra. Non puoi!”. Mi dicevano. E sebbene non ami i percorsi convenzionali, un buon consiglio per certi versi resta sempre un buon consiglio. Come ben diceva mio nonno.
Per cui io, Fede e la Fiat 500 “giocattolo” noleggiata in un paio d’ore, abbiamo puntato verso la Sierra Nevada e arrestato la nostra corsa a Granada. 260 km di strade deserte, orizzonti fluidi, distese di ulivi letteralmente a perdita l’occhio. La siesta domenicale è evidentemente per gli spagnoli una cosa davvero seria: avremo incontrato non più di 40 auto in un viaggio di oltre 2 ore e mezza. Poco male: siamo giunte a destinazione senza danni a cose, animali o persone e dopo una rapida perlustrazione della città, siamo andate dritte dritte sull’Alhambra, nell’orario stabilito dal nostro ticket.
Se vi serve sapere cosa sia, cercate su Google. Se siete in Andalucia, ora, in lettura di questa didascalia tutta pancia e poco testa, buttate all’aria il telefono e scendete giù in reception a prenotare un auto. Nonno aveva ragione: un buon consiglio è sempre un buon consiglio.
Una cosa ve la dirò io però: mi piacerebbe risalire la storia dei luoghi comuni e capire in fondo perché siamo fatti così. Così. In ogni microtessera del nostro carattere. E “DNA” non vale come risposta.
Per gli arabi (con ogni probabilità solo per quelli molto ricchi) era fondamentale la cura degli spazi esterni e non solo delle architetture interne. Non si trattava solo di lusso e prestigio. Gli spazi che la vista avrebbe potuto conquistare appena fuori dalla finestra, avrebbero garantito meditazione. Equilibrio. Pace. Forse anche saggezza.
A chi mi chiede “perché è così importante cosa vedi fuori dalla tua finestra?”. Beh, la risposta non è banale. Non è banale per niente.

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

Marmi dell'Alhambra
La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

La Alhambra, Granada

Granada.

Granada.

Strada Siviglia
Mi piace pensare prima di lasciare un posto, di poter portare con me qualcosa di assolutamente non materiale che me lo faccia ricordare come unico nel suo genere. Per questo motivo forse si finisce per amare certi viaggi più di altri: perché guardan…

Mi piace pensare prima di lasciare un posto, di poter portare con me qualcosa di assolutamente non materiale che me lo faccia ricordare come unico nel suo genere. Per questo motivo forse si finisce per amare certi viaggi più di altri: perché guardando strade, paesaggi e architetture, diventa normale per questa testa, cosi poco incline a farsi stupire, cercare nelle cose che incontra quello che conosce già.

A Siviglia ci tornerò per riprendermi quello che fino in fondo non ho compreso, e riabbracciare tutti gli odori e i suoni a cui queste foto non saranno mai in grado di rendere giustizia. A riprendermi un pò di Carnaval.

L’agrumeto nel Giardino de La Giralda.

L’agrumeto nel Giardino de La Giralda.

Bar Siviglia
Metropol Parasol.

Metropol Parasol.